La quarantena ha mostrato quanto sia importante avere una casa. È dunque il momento di riaprire il discorso sull’edilizia pubblica popolare. Approfittando anche dei bassi tassi di interesse, si potrebbe lanciare un piano da centomila abitazioni.
L’edilizia nel piano Colao
La lunga quarantena imposta dalla pandemia da Covid-19 ha reso ancor più evidente la disparità tra le famiglie che hanno potuto viverla in case spaziose e quelle costrette a passarla in abitazioni inadeguate o in strutture improprie e di emergenza. All’uscita dalla quarantena gli operatori immobiliari hanno iniziato a riflettere sull’opportunità di realizzare abitazioni mediamente più grandi di quelle ora disponibili, dove passare più comodamente eventuali altri periodi di isolamento. Naturalmente, gli appartamenti costeranno di più e la loro offerta interesserà, di conseguenza, i segmenti più benestanti della popolazione, trascurando il problema della casa per le famiglie con redditi modesti.
La necessità di occuparsi della questione è evidenziata nel Rapporto Colao, secondo cui il governo dovrebbe “sostenere un piano di investimenti finalizzato a potenziare un’offerta abitativa economicamente accessibile, socialmente funzionale ed ecosostenibile, attraverso la messa a disposizione di immobili e spazi pubblici inutilizzati da sviluppare con fondi pubblico-privati da offrire sul mercato a prezzi calmierati”. La genericità delle “azioni specifiche”, indicate solo per titoli (investimenti per il social housing anche utilizzando il patrimonio di edilizia convenzionata, fondi per l’edilizia agevolata), non offre però alcun contributo su come disegnare e attuare un programma con questo obiettivo.

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