Aspettativa di vita. Nel Sud si riduce e torna al Dopoguerra
Lo studio dell’Istituto superiore della Sanità: quattro anni in meno per campani e siciliani
Che non tutti gli italiani siano uguali davanti alla nostra sanità era già noto, ma non al punto da dover dire che oramai al Sud l’aspettativa di vita è tornata ad essere quella dell’immediato dopoguerra.
«Con Campania e Sicilia su valori uguali rispettivamente a quelli di Bulgaria e Romania, mentre i cittadini di Marche e Trento hanno davanti a se gli stessi anni di vita degli svedesi».
A denunciare i «frutti amari del federalismo sanitario spinto e non solidale di questi anni» è il presidente dell’Istituto superiore di sanità, Walter Ricciardi, che intervenendo all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università Campus Bio-Medico di Roma ha presentato in anteprima i numeri shock dell’“Osservatorio salute”, da lui stesso diretto.
«Oramai in Campania e Sicilia si ha una speranza di vita alla nascita di 4 anni in meno che a Trento e nelle Marche, ma mentre i fattori di rischio per la nostra salute restano distribuiti in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale, la disponibilità e l’accesso ai servizi sanitari – spiega – penalizzano i cittadini del Sud e delle regioni centrali in piano di rientro». Gli screening oncologici, ad esempio, coprono la quasi totalità della popolazione in Lombardia, appena il 30% dei residenti in Calabria. Moltiplichiamo questo per le diverse funzioni di assistenza e prevenzione sanitaria ed avremo il capovolgimento ai danni del Sud e di parte del Centro di questi anni, dopo che per oltre quarant’anni il Paese aveva omogeneamente guadagnato in media 2 mesi di vita l’anno.
Leggi: La Stampa, 17/11/2016