Dalla solitudine all’incubo delle finte case di riposo a caccia di pensioni. Contro l’emergenza Draghi chiede un piano a mons. Paglia: «La vecchiaia non sia una condanna»
La metamorfosi demografica dell’Italia sta aprendo una terra di nessuno in cui gli anziani diventano prede. Predatori sono i proprietari di tante sedicenti «case di riposo» nate in questi anni senza titoli, senza attitudini né volontà, interessati solo a prelevare le pensioni dei loro ospiti in cambio del meno possibile o magari in cambio di maltrattamenti. Quando anni fa l’Auser condusse un’indagine, i risultati furono sconcertanti: dalle Pagine gialle risultavano settecento centri di ricovero per anziani assenti dalle liste ufficiali del ministero dell’Interno. «Strutture di cui si sa molto poco — concluse allora l’associazione di volontariato sulla vecchiaia —. Non si trovano negli elenchi di competenza, non sono accreditati presso i sistemi sanitari, non si sa se sono in possesso di autorizzazioni».
Questo scandalo silenzioso può solo allargarsi ogni giorno di più, in mancanza di risposte adeguate. Oggi in Italia vivono quattordici milioni di anziani, sette al di sopra dei 75 anni di età dei quali 2,7 milioni con limitazioni serie dell’autonomia personale. Di questi, oltre un milione abita solo o con un coniuge coetaneo e dichiara di non trovare alcun aiuto o un aiuto sufficiente. Centinaia di migliaia vivono con pensioni al limite della sopravvivenza.